“Passaggi generazionali generativi”
(questo post è stato scritto da chatGPT?)
Osservando l’immagine che accompagna le riflessioni di questo post, ho provato una sensazione di calore, quasi insostenibile, provocata dalla luce intensissima che infuoca il globo.
Passata la sensazione, è arrivato anche il pensiero: “un mondo di idee”.
L’estate trascorsa non ha deluso chi attendeva eventi metereologici di intensità tale da rendere sempre più difficile negare il riscaldamento globale in atto.
Ma non è di questo che vogliamo pensare e parlare, insieme, oggi, anche se, il globo infuocato non ci può e non ci deve lasciare indifferenti.
Da qualche generazione, ormai, la luce è diventata anche sinonimo di ragione, razionalità (state pensando all’Illuminismo, vero?). In un senso talvolta filosofico, talaltra scientifico, la luce è diventata la metafora del potere del nostro pensiero e delle sue capacità di conoscere il mondo, sondarlo, scoprirlo, esplorarlo, ma, anche, di inventarlo.
Ci sono molti modi per vivere il passaggio generazionale che può riguardare una famiglia, un’impresa, un intero pianeta.
Qualcuno si limita a subirlo, adattandosi, con maggiore o minore flessibilità, agli inevitabili cambiamenti che il passaggio porta con sé. Qualcun altro, invece, sente l’impulso, il bisogno di prepararsi, immaginando e pianificando le diverse fasi.
Nel farlo, la nostra generazione può fare conto sulle innumerevoli possibilità e risorse generate dall’Intelligenza Artificiale (IA).
Concetto ormai sulla bocca di tutti, in questa sede invochiamo l’IA nel suo significato di abilità di una macchina di mostrare capacità umane, come, ad esempio, il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività.
Così come un Dio ci avrebbe creati a propria immagine e somiglianza, anche l’uomo, nel concepire l’Intelligenza Artificiale, non ha che potuto attribuirle le proprie capacità.
Ma che cos’è la creatività?
L’Intelligenza Artificiale è creativa?
Quali sono i limiti (etici, strutturali) dell’Intelligenza Artificiale?
Molti stanno da tempo coltivando queste domande e sarebbe interessante domandarlo proprio a un prodotto dell’IA, come chatGPT, cosa ne pensi, a proposito di questi temi. Vi fidereste delle sue risposte? Qualcuno ha già definito questi strumenti meri “pappagalli stocastici”.
Confesso che, tuttavia, ho fatto una certa fatica a non cedere alla seducente idea di far scrivere a chatGPT questo articolo.
Un moto di orgoglio, forse anche di narcisistica vanità mi ha, invece, sostenuta nel provare a scriverlo da sola.
Dopo tutto, se l’uomo è un demiurgo ed è capace di generare, questa scintilla può davvero essere instillata dall’uomo, alla macchina?
Da quale materiale può attingere, la macchina, nella sua attività creativa, se non da opere, informazioni, dati, frutto di precedenti creazioni (per ora prevalentemente umane), che traggono spunto e origine da ricordi, speranze, traumi, paure o progetti?
L’Intelligenza Artificiale potrà forse essere creativa, quando la macchina sarà capace di emozioni.
Nel frattempo, si è già iniziato a parlare, anche a livello normativo, di una tutela riconoscibile alle opere e ai prodotti dell’Intelligenza Artificiale.
Marchi, Design, Brevetti, Opere artistiche.
Tuttavia, qualunque grado di creatività sarà riconosciuto all’IA, sarà figlio della scintilla umana, quella creatività primigenia, senza la quale neppure l’Intelligenza Artificiale avrebbe mai potuto essere concepita.
Non so di quanto il nostro ego, già sufficientemente smisurato e sconsiderato come il nostro, abbia bisogno di questo paragone al Creatore, ma, senza di noi, non esisterebbero macchine in grado di sostituirci.
Cristina Bianchi
Foto di Fabio Ricciardiello